Il vero valore delle stampe fotografiche

Senza realmente accorgercene, ci troviamo nel bel mezzo di una nuova epopea della fotografia… l’Era Digitale e dei Social Media. Nessuno, in fondo in fondo, ha reali motivazioni per sentirsi scontento dei progressi tecnologici apportati al mondo della fotografia e alle nuove capacità espressive che tale capacità ha portato con sé. Tantomeno io ho reali motivazioni per sentirmi scontento.box

Eppure, mi ricordo ancora con un pizzico di nostalgia quando, da bambino, mi fermavo a sfogliare – con gioia, curiosità e stupore – le vecchie foto di famiglia. Ripensandoci ora, credo fermamente che siano state anche loro a indicarmi la strada della fotografia e a farmi diventare fotografo.

È forse per tutto questo che, pur credendo fermamente nell’utilità dei media digitali, altrettanto fermamente credo nell’assoluto e ineguagliabile valore delle stampe per i miei Clienti. È vero che moltissimi mi chiedono solo le versioni digitali delle fotografie (specialmente la fascia di Clientela meno “sensibile” alla qualità…), ma è anche verissimo che non appena vedono la loro foto stampata in FineArt si lasciano innamorare dalla suggestione e dall’emozione del mezzo cartaceo tradizionale, qualunque esso sia, stampa o libro.

Ma vi è anche una fascia di Clientela che, normalmente, mi richiede solo la produzione di stampa e non si interessa affatto alla versione digitale: guarda caso, questa fascia di Clientela è quella che richiede un Servizio Fotografico Boudoir.

 

cofanettoUltimamente, poi, sta insorgendo un altro fenomeno che sta assumendo toni inquietanti, specialmente nella zona di Roma (questo per dire che nel nostro studio di Parigi questo non succede affatto). Ed è il fenomeno del Cliente che ci chiede (spesso la richiesta è pretesa) l’intero pacchetto di scatti effettuati durante la sessione; tutto ciò accade perché è ormai invalso nella Clientela (sempre quella meno “sensibile” alla qualità a cui accennavo poc’anzi) ritenere il file digitale un non-prodotto che non contiene in sé alcun valore aggiunto. Ed è davvero penoso, spesso umiliante, spiegare a questi Clienti che ogni singolo scatto ha un valore che è la somma di fattori oggettivi (attrezzatura, spese, costi di gestione, etc.) e immateriali (valore artistico, opera d’ingegno, esclusività, etc.) che fanno in modo che il prodotto intero di scatti di una sessione di lavoro sia un capitale a cui vada dato il valore che merita. 

Alcune volte i Clienti capiscono, altre volte (purtroppo la maggior parte delle volte) non comprendono (e pretendono).

È altresì vero che questo fenomeno – che a tutti gli effetti si configura come una vera e propria mancanza di rispetto per il lavoro di un professionista – è nata grazie all’incuranza di gente che si autodefinisce “fotografo” senza averne alcuna caratteristica, e tant’è, le brutte abitudini sono quelle che più si radicano nella Clientela. Ma è anche altrettanto vero che sta ai veri professionisti fornire una sorta di “formazione” alla Clientela per dare a questa la consapevolezza del valore intrinseco di una sessione fotografica. E questa “formazione” passa – anche e soprattutto – attraverso la proposizione e la valorizzazione del lavoro su stampa: quando presento ai miei Clienti la possibilità di scegliere tra un libro fisico e uno digitale, 99 su 100 scelgono quello fisico. I miei Clienti sono differenti da tutti gli altri? Non credo, ma con me sono abituati a dare valore al lavoro di stampa.cofanetto

La memoria dei social media è diffusa dovunque e, come tale, la potenziale platea è universale; ma la sua volatilità è massima, il ricordo svanisce nel giro di pochissimo.

Ma quando una fotografia è stampata diventa parte integrante della storia e potrà essere di nuovo vista per tanti tanti anni a venire.

 

Quanti dei vostri pronipoti potranno dire di essersi ispirati alle vecchie stampe di famiglia?

No comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *